21 novembre ore 11.30 TEATRO ZANDONAI – CHI AMA BRUCIA. DISCORSI AL LIMITE DELLA FRONTIERA
con il patrocinio di Amnesty International
selezione Premio Dante Cappelletti 2013, Roma
vincitore Anteprima 2014 – Festival Collinarea – Lari (PI)
menzione giuria Scandalo! 2014 – (BZ)
vincitore Direction Under30, Teatro Sociale Gualtieri (RE)
vincitore Giuria Giornalisti Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro, (UD)
in scena Alice Conti
ideazione e regia Alice Conti
testo Chiara Zingariello
luci, audio, scene Alice Colla
costumi Eleonora Duse
assistente di produzione Valeria Zecchinato
uno spettacolo di ORTIKA, Torino
una produzione TrentoSpettacoli
con la complicità di Spazio Off (Trento), LAB121 (Milano)
Scenica Frammenti (Lari), Teatro Sociale Gualtieri (RE),
Lapsus club, Circolo Oltrepo’, Cavallerizza Reale Liberata, La Tana (Torino)
SCARICA LA PRESENTAZIONE CLICCANDO QUI CAB – PRESENTAZIONE 2015
L’indigeno è l’essere chiuso in un recinto _ F.Fanon
C’è un destino nell’assegnazione di uno spazio. Lo spazio definisce o meglio ridefinisce le persone che lo occupano. E in Italia mezzo milione di persone sono passibili di internamento fino a un anno e mezzo in un Campo come quello che la Crocerossina ci racconta qui: un Centro di Identificazione ed espulsione (CIE). Queste persone sono i clandestini, una categoria che questo luogo serve a creare e che non esiste se non in relazione a questo luogo.
Tratto da una reale intervista a una lavoratrice del Campo, il primo Discorso al Limite della Frontiera vuole aprire uno squarcio su uno scenario invisibile della nostra contemporaneità.
Il Campo introduce nello spazio civile della città, un’eccezione inquietante e antica: le persone vi sono recluse non per qualcosa che hanno fatto ma per qualcosa che sono.
Nel 2012 ho condotto una ricerca antropologica sul Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri di Torino – C.I.E. – i cui risultati sono stati pubblicati nella mia tesi di laurea specialistica. Da tempo mi affascina l’idea che la ricerca scientifica debba trovare il modo di comunicare, di rivolgersi ad un vero pubblico. Inoltre penso che il teatro debba nutrirsi di ciò che realmente accade nel mondo,della contemporaneità, e abbia il dovere illuminarne gli angoli scuri. Allo stesso tempo mi sembra che il teatro (che intendo come ricerca sull’umanità), abbia bisogno e debba avvicinarsi il più possibile ad una scienza, al suo tentativo metodologico di onestà ed esattezza, o perlomeno debba tentare di dire delle cose “vere”. Da questa consonanza e dalla necessità di dare corpo ad un materiale che sento il dovere di rendere pubblico nasce il progetto di spettacolo: “Chi ama brucia. Discorsi al limite della Frontiera” un monologo-intervista a diversi personaggi tra cui la Crocerossina, la Garante e l’Ospite/ gli esuli – che ho realmente incontrato e intervistato durante la ricerca. Il loro discorso si sviluppa intorno al C.I.E. che nella trasposizione teatrale chiameremo Campo.
[ Alice Conti ]
C’è un destino nell’assegnazione di uno spazio. Lo spazio definisce o meglio ridefinisce le persone che lo occupano. E in Italia mezzo milione di persone sono passibili di internamento fino a un anno e mezzo in un Campo come quello che la Crocerossina ci racconta qui: un Centro di Identificazione ed espulsione (CIE). Queste persone sono i clandestini, una categoria che questo luogo serve a creare e che non esiste se non in relazione a questo luogo.
Tratto da una reale intervista a una lavoratrice del Campo, il primo Discorso al Limite della Frontiera vuole aprire uno squarcio su uno scenario invisibile della nostra contemporaneità.
Il Campo introduce nello spazio civile della città, un’eccezione inquietante e antica: le persone vi sono recluse non per qualcosa che hanno fatto ma per qualcosa che sono.
Nel 2012 ho condotto una ricerca antropologica sul Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri di Torino – C.I.E. – i cui risultati sono stati pubblicati nella mia tesi di laurea specialistica. Da tempo mi affascina l’idea che la ricerca scientifica debba trovare il modo di comunicare, di rivolgersi ad un vero pubblico. Inoltre penso che il teatro debba nutrirsi di ciò che realmente accade nel mondo,della contemporaneità, e abbia il dovere illuminarne gli angoli scuri. Allo stesso tempo mi sembra che il teatro (che intendo come ricerca sull’umanità), abbia bisogno e debba avvicinarsi il più possibile ad una scienza, al suo tentativo metodologico di onestà ed esattezza, o perlomeno debba tentare di dire delle cose “vere”. Da questa consonanza e dalla necessità di dare corpo ad un materiale che sento il dovere di rendere pubblico nasce il progetto di spettacolo: “Chi ama brucia. Discorsi al limite della Frontiera” un monologo-intervista a diversi personaggi tra cui la Crocerossina, la Garante e l’Ospite/ gli esuli – che ho realmente incontrato e intervistato durante la ricerca. Il loro discorso si sviluppa intorno al C.I.E. che nella trasposizione teatrale chiameremo Campo.
[ Alice Conti ]